Samuel Stern 11: un abisso in 10 toni di grigio

Le dieci ragioni per una storia senza infamia e senza lode

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Questo mese si è purtroppo verificata una deprecabile congiuntura:

  • l'ufficio stampa di Bugs Comics mi ha inviato il materiale per la recensione con pochissimo anticipo sulla data d'uscita dell'albo
  • gli impegni professionali mi hanno lasciato ancor meno tempo (e testa) per dedicarmi a Samuel Stern.

Ho perciò dovuto rinunciare al mio ormai consueto video di presentazione (ma magari tu sei tra coloro che ritengono che questo fatto sia una fortuna) ed ho potuto dedicarmi solo alla recensione.

Come faccio di solito, dopo aver letto l'albo mi sono fatto due semplici domande:

  • qual è la sensazione complessiva che mi resta?
  • quali sono le cose che mi hanno colpito?

E così la recensione ha iniziato a prendere forma nella mia testa.

In toni di grigio

Dopo la lettura, non riuscivo a definire bene la sensazione che mi abitava. Mi giravano per il cervello (anzi, per i polmoni: era una sensazione che aveva più a che fare con il respiro anziché con il ragionamento) parole che non sono solito usare per una recensione:

  • interlocutorio
  • scialbo
  • grigiore.

Grigiore mi ha agganciato e si è rivelata la chiave di lettura. Il numero 11 di Samuel Stern è per me un albo in toni di grigio ed è su questo concetto che ho deciso di basare la mia recensione.

Ma ti invito non farti condizionare da pregiudizi cromatici: come ho sorprendentemente scoperto io stesso, non è detto che il grigio significhi necessariamente assenza di coinvolgimento.

Se poi si tratta di sfumature di grigio, il coinvolgimento è assicurato.

I dieci toni

Perché dieci? La risposta è semplice: perché fa figo. Il decalogo funziona sempre, qualunque sia l'argomento. Mosé doveva avere un ufficio marketing di altissimo livello...

Perciò il mio ufficio marketing mi ha raccomandato di raccogliere in dieci punti gli elementi essenziali della mia recensione. I dieci toni di grigio, appunto.

Una storia senza acuti né cori

Credo che un fumetto sia pronipote dei cantastorie. Le storie vanno cantate ed hanno bisogno di acuti e di cori per tenere desta l'attenzione del pubblico e per sottolineare gli avvenimenti importanti. Nel numero 11 di Samuel Stern queste cose non ci sono. Almeno, non ai miei occhi. È una narrazione che procede regolare, ma senza guizzi né sorprese. Primo tono di grigio.

Blande interazioni

Le interazioni tra i personaggi sono piuttosto blande. Samuel Stern e padre Duncan ci hanno abituato a ben altro!

Tre vignette in cui Samuel Stern e padre Duncan parlano di demoni dello yogurt scadutoL'emergenza yogurt è frequente in casa mia... Clicca per ingrandire

Inoltre, sembra che la relazione tra Samuel Stern e padre Duncan scorra fluida quando c'è da cazzeggiare, ma sia un po' bloccata quando si tratta di parlare dei propri vissuti e di rivelare qualcosa di sé. Ora, ciò può essere comprensibile per due maschi britannici, ma da un prete e da un... libraio mi aspetto qualcosa di più. Secondo tono di grigio.

Caratterizzazioni a metà

Paradossalmente, ciò che dà un po' di pepe alla narrazione, per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, è il comportamento di uno sciagurato poliziotto.

Volto arrabbiato di un poliziottoClicca per guardare tutta la vignetta

Ma, alla fine, anche lui si rivela meno scemo di quello che pareva all'inizio. Terzo tono di grigio.

Una continuity accennata

Gli avvenimenti narrati in L'abisso si riallacciano su fatti precedenti, specialmente su quanto narrato nel numero 4, Legione. Vi è anche un accenno a ciò che è successo nel numero 7, L'agenzia, ma la continuity è in realtà solo un rimando e non è necessario conoscere ciò che è successo prima per godersi ciò che succede adesso. Quarto tono di grigio.

Disegni chiari ma anonimi

I disegni di Lisa Salsi (anche a lei il mio benvenuto!) sono del tipo che piace a me: chiari e puliti.

Tuttavia manca il guizzo che ti sorprende e che ti fa riguardare più volte la tavola. Niente effetto wow, questa volta. Quinto tono di grigio.

Una mamma appena accennata

Una protagonista importante di quest'albo è la mamma di Samuel Stern. Protagonista non tanto per il numero di pagine che la vedono agire, quanto per le conseguenze che le sue azioni hanno per la soluzione del caso.

Volto della mamma di Samuel Stern, da giovaneLa forza dell'amore materno. Clicca per ingrandire

Un momento! La mamma di Samuel Stern?

E me lo dici così?

Purtroppo sì: nessun approfondimento. Nessuna reazione di Samuel a una presa di coscienza importante. Nessuna condivisione con Padre Duncan.

Pfui! Sesto tono di grigio.

Una copertina senz'anima

In realtà, quella del numero 11 è una copertina che, secondo me, sta un livello sopra le altre. Tuttavia anch'essa è complessivamente anonima: non mi dice proprio nulla.

Samuel Stern con gli occhi luminosiLa solita copertina in stile Samuel Stern. Ma che vorrebbe comunicare? Clicca per ingrandire

Ma dico io!... Nell'albo c'è un messaggio forte, che arriva proprio dalla mamma di Samuel: perché non mettere in copertina proprio la mamma che dà forza al figlio per combattere la sua battaglia? Una copertina basata sull'amore, non sui demoni! Settimo tono di grigio.

Citazione o coincidenza?

Samuel Stern bambino viene ritratto mentre, nel lettino, stringe a sé un tigrotto di peluche.

Samuel Stern bambino nel suo lettino. Stringe un tigrotto di pelucheSamuel stringe un tigrotto di pezza. Sarà una coincidenza? Clicca per ingrandire

Magari è solo una coincidenza...

O forse è una citazione geniale e (da me) apprezzatissima. Se quella tigre di pezza è un riferimento a Hobbes, allora la mia riconoscenza all'autore della citazione è infinita. Calvin & Hobbes è uno dei miei fumetti preferiti, a livello mondiale. Sta nei primi cinque.

Purtroppo non so, sempre che sia davvero una citazione, se è un'iniziativa degli autori dei testi o di Lisa Salsi.

Ma quanto mi sarebbe piaciuto che l'albo si concludesse con la tigre che danza (nel movimento tipico di Hobbes) accanto alla scritta "Fine dell'episodio"! Ottavo tono di grigio.

Un tocco femminile che non c'è

A parte la comparsata della mamma di Samuel Stern e le due protagoniste loro malgrado del caso demoniaco di questo numero (che comunque svolgono un ruolo tutto sommato passivo nell'avventura), in Samuel Stern mancano le donne!

Non dico che Samuel Stern debba farsene una ad ogni numero, ma Stan Lee aveva capito fin dagli anni Sessanta che persino i supereroi hanno bisogno di una famiglia. O, almeno, di un ambiente in cui anche le donne dicono qualcosa di sensato. O di spiritoso. O di qualunque cosa. Nono tono di grigio.

Appunti non inappuntabili

Gli Appunti dal Derryleng continuano ad essere per me incomprensibili. Se sono un test d'intelligenza, lo fallisco mese dopo mese.

Perciò lancio una proposta: perché non usare quella pagina per raccogliere le cose più interessanti messe in Rete riguardo a Samuel Stern? E magari dare risposte ai quesiti dei lettori. Sa tanto di posta vecchia maniera, ma meglio che Appunti incomprensibili. Decimo tono di grigio.

Come dicevo, nessun pregiudizio cromatico

Al termine della recensione, mi resta una domanda importante: com'è che un albo così grigio, scialbo e interlocutorio continua a rimanermi in testa?

O non mi sono accorto di qualcosa?

Oppure, peggio ancora, è il segno che qualche demone si è impossessato di me? Che Bugs Comics non sia solo un nome?

Aggiornamento: gli indizi nascosti in Samuel Stern 11

Dopo la pubblicazione della mia recensione e il rilancio sui social, Gianmarco Fumasoli ha risposto su Facebook alla mia domanda com'è che un albo così grigio, scialbo e interlocutorio continua a rimanermi in testa?

Ecco che cosa ha commentato al mio post.

Secondo me, Claudio, continua a girarti per la testa perché ci sono cose che nella lettura non hai trovato. Indizi e rimandi che in qualche modo la tua mente ha visto ma che non hai metabolizzato. Ne possiamo parlare quando ci sentiamo, però secondo me se lo rileggi, qualcosa trovi. 😃

Visto che avevamo in programma un’intervista su Skype, ne ho approfittato per cercare di estorcergli qualche rivelazione. Me ne ha concessa una… Clicca sull’immagine per guardare il video.

Ritaglio della copertina di Samuel Stern 11, con il titolo "Il mistero svelato"Giancarlo Fumasoli svela un indizio. Clicca per guardare il video

A quelli della mia generazione, una stella a cinque punte con i vertici collegati tra loro e inscritta in un cerchio richiama ricordi bruttissimi. Ma non credo che Samuel Stern abbia a che fare con i Bravi Ragazzi, giusto per citare un’epica avventura di Lupo Alberto ed Enrico.

Due strisce di Lupo Alberto che narrano come è nato il cartello con la stella a 5 punte e la sigla BRQuest'avventura di Alberto ed Enrico è mitica. Clicca per ingrandire

Dopo la rivelazione di Gianmarco Fumasoli, mi sono reso conto che, in effetti, questo simbolo ritorna periodicamente in Samuel Stern, anche se finora in modo discreto.

Purtroppo, io te e tutti gli altri comuni lettori di Samuel Stern dovremo attendere le rivelazioni ufficiali per sapere che cosa significa la stella inscritta in un cerchio. Io non me la son sentita di chiedere maggiori lumi a Gianmarco Fumasoli. Inoltre, presumo che non mi avrebbe svelato il segreto neppure se avessi pianto in aramaico traslitterato secondo i segni fonetici giapponesi (una mia antica specialità).

Al di là della questione del simbolo, approfitto di questo approfondimento per esplicitare una constatazione:

  • anche gli albi che mi piacciono meno sono comunque curatissimi
  • anche gli albi che mi piacciono meno hanno comunque un buon numero (a volte un grande numero) di lettori che li apprezzano molto.

A parte il piacere che mi dà la consapevolezza che il giardino umano è davvero molto vario e che vi sono fiori e profumi diversi per ogni insetto (ogni riferimento a Bugs Comics è puramente casuale), mi chiedo: ma per apprezzare una storia devo essere in grado di comprendere il gioco di citazioni o di riferimenti? Mi sento poco rispettato nella mia ignoranza!

Ma è di grande effetto, e voglio i diritti se l’editore lo usa come slogan!

Adesso incrocio le braccia e metto il broncio...

Scherzi a parte, devo ancora una volta dare atto agli autori: Samuel Stern non è proprio un fumetto “tirato via”, ma pensato, ragionato e lavorato con il cesello.

 


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