Samuel Stern 15: Nel profondo. Una storia bella e maledetta
Sempre meglio e sempre peggio... Un'altra storia che amo e che odio profondamente. Colpa di Paolo Altibrandi...
Questo articolo non è una recensione. È una protesta.
Sarà che mi sto avvicinando ai sessanta e che, di tutti i miei sogni nella vita, l'unico che sento forte è occuparmi dei nipotini in una baita di montagna, se mio figlio si sbrigasse a procreare. Credo che nella mia vita precedente io fossi Nebbia, il cane del nonno di Heidi...
D'accordo, questi pensieri non c'entrano nulla con la recensione né con Samuel Stern... Però servono a spiegare lo stato d'animo che mi porta alla protesta.
Storia bella
A prima vista, Nel profondo ha tutte le caratteristiche del fill-in, cioè quelle storie che fanno da riempitivo tra un ciclo narrativo e l'altro. Di solito, nella tradizione americana degli albi dei supereroi, la realizzazione di questi albi è assegnata spesso a soggettisti, sceneggiatori e disegnatori che non fanno parte della squadra regolare e che vengono così messi alla prova con una storia non legata alla continuity; questa storia può anche rimanere nel cassetto per diverso tempo, per essere pubblicata quando si verifica un ritardo da parte degli autori e c'è bisogno di rispettare i tempi dell'edicola.
Insomma, i fill-in sono l'equivalente di un piatto surgelato da usare quando la mamma/moglie è ammalata.
Ora, Nel profondo si presenta con queste caratteristiche:
- è scritto e sceneggiato da Francesco Vacca, un esordiente su Samuel Stern
- è disegnato da Pietro Vitrano, un esordiente su Samuel Stern
- non rivela alcun particolare sul passato di Samuel né della sua famiglia, dopo che gli ultimi albi sono stati un continuo stillicidio di microrivelazioni.
Nota bene: queste informazioni le conoscevo prima di leggere l'albo. Le prime due sono ovviamente nel colophon, mentre la terza mi era stata confidata da Gianmarco Fumasoli nel corso di una discussione privata.
Perciò, ho iniziato a leggere quest'albo con una certa sufficienza, colpevolmente venata di snobismo.
E, invece, devo chiedere scusa agli autori: mi hanno rifilato una frustata sul volto che mi ha fatto passare la puzza sotto il naso.
Non solo la trama è avvincente e i disegni la sostengono dignitosamente (quasi sempre: ai miei occhi un paio di scivoloni ci sono), ma è persino inserita perfettamente nella continuity di Samuel Stern. Questa sua collocazione all'interno della metastoria di Samuel Stern non riguarda tanto il passato, quanto il futuro: l'albo presenta infatti elementi che sicuramente rivedremo in futuro.
Riguardo al contenuto del racconto, devo dire che c'è un po' di tutto. Tanti sapori, che tuttavia non rendono stomachevole il piatto.
Alla fine della lettura, sei talmente soddisfatto che fai il ruttino.
Storia maledetta
È perciò assodato che (a mio parere) la storia è bella, scritta bene, avvincente e disegnata dignitosamente. Resta il fatto che, ultimata la lettura e arrivato alla vignetta con la scritta Fine dell'episodio, subito dopo il ruttino c'è il conato di vomito.
Ma è mai possibile, mi chiedo tra me e me, che io debba impiegare il mio tempo libero leggendo storie così cupe e senza speranza? Storie così malvagie?
Che cosa mi resta, dopo la lettura, se non la depressione?
E, oltretutto, questa è la stessa sensazione che mi aveva lasciato anche la storia precedente, che ho recensito nell'articolo Samuel Stern 14: Simulacra.
E qui torno alla questione dell'inizio...
Forse dipende dai sessanta.
Forse dipende dal fatto che sono naturalmente portato all'autocommiserazione.
Forse dipende dal fatto che vorrei un nipotino.
Sono tutte ragioni che non dipendono da Samuel Stern, ma da come io prendo questo tipo di storie. Magari, qualcun altro ci fa sopra una risata e si limita al ruttino, senza neppure immaginare che ci possa essere un conato di vomito.
Ma ciò non toglie che questa è una recensione personale, che questo è il mio blog e che queste sono le mie acque territoriali. Ho tutto il diritto di non essere obiettivo.
Perciò, per me, è una storia bella e maledetta.
La cosa migliore che posso fare è prendermela con qualcuno.
Asino!
E così ci va di mezzo il buon Paolo Altibrandi. Oltretutto, finora lui è l'unico che abbia commentato sul mio blog un mio articolo di Samuel Stern (Samuel Stern Extra 2020: Come nasce un eroe), perciò ho un gran debito di riconoscenza verso di lui.
Ma ciò non mi impedisce di essere impietoso: è lui che ha curato il lettering dell'albo. Ed è sua la minkiata.
Ora, prendermela con qualcun altro è un'ottima strategia per migliorare l'umore, ma devo anche ammettere che i refusi capitano. E che non credo che Paolo Altibrandi ignori le regole della sillabazione.
In più, io stesso (che sono una delle massime autorità nel campo della revisione linguistica) ogni tanto mi lascio scappare qualche refuso. In particolare, quelli legati agli apostrofi.
A parte gli antipaticissimi qual'è, ancora mi perseguita un maledetto all'upo di diversi anni fa. Mi consola il fatto che ho trovato, nel libro di un mio maestro di vita, un gabbia d'orata che ancora mi fa scompisciare.
Sai come si dice, no? Mal comune, mezzo g'audio...
Una copertina variant per festeggiare
La recensione sarebbe finita qui.
Tuttavia, il fatto che (per la seconda volta) una storia di Samuel Stern mi sia piaciuta molto e nel contempo mi abbia reso infelice è qualcosa di notevole, che trovo opportuno celebrare.
Grazie agli accordi con BUGS Comics, ho realizzato una Golden Variant del numero 15, che ha una copertina in metallo dorato satinato, il cui design è stato realizzato da Vecteezy.
Per ora sto raccogliendo i preordini: usa i commenti per fare un preordine. Dall'1 marzo potrai confermare o annullare il preordine; se lo confermi, potrai acquistare la Golden Variant al prezzo speciale di 25,00 euro anziché 35,00.
Se farai invece l'ordine dopo l'1 marzo (senza aver fatto il preordine), pagherai il prezzo pieno di 35,00 euro.
Le spedizioni avverranno dall'1 aprile 2021.
Resta sintonizzato per sapere come effettuare l'acquisto.
Un successo inaspettato
Due giorni dopo...
Quando ho lanciato la proposta della Golden Variant, io credevo che:
- tutti avrebbero notato che la data di consegna è il 1° aprile
- tutti (o quasi) avrebbero capito subito che si tratta di un pesce
- io sarei stato cordialmente mandato affan*ulo
- ci saremmo fatti una risata
- la storia sarebbe finita lì.
E, invece, è andata in tutt’altro modo…
Sono cominciati a piovere i preordini e sui gruppi si Facebook su cui ho promosso la notizia si sono scatenati i commenti.
Qualcuno mi ha sgamato subito, ma evidentemente non avevo tenuto conto della passione che acceca gli occhi e ottunde il cervello. Insomma, ho dovuto riconoscere che ci sono tanti appassionati per i quali non esiste né pesce d’aprile né irragionevolezza di una Variant totalmente inutile.
Al punto che il buon (ed inselvatichito) Gianmarco Fumasoli ha dovuto pubblicare un post ufficiale per chiarire che si tratta di un mio pesce e invitare tutti a non rompere le palle a BUGS Comics.
Alla fine, che dire?
- Mi dispiace che il mio pesce d’aprile sia durato un giorno anziché quasi due mesi.
- Dentro di me, il mio spirito bricconcello sta ancora godendo, nutrendo così il mio demone personale che incontrerai presto sulle pagine di Samuel Stern
- Ma sono davvero dispiaciuto per aver giocato con la passione di tante persone. Questo sì, mi dispiace, perché prendersela con la passione è troppo facile.
Però mi ha fatto troppo ridere!
Per gli annali di Samuel Stern: il destino beffardo ha voluto che, dopo tutta la mia tiritera sui refusi e sullo sbaglio di sillabazione di Paolo Altibrandi, proprio sull’immagine della Golden Variant io ci infilassi uno strafalcione, chiamandola Golden Variat. Tra i più lesti ad accorgersene è stato Antonio Guacci, che ha commentato: “la prossima la farai coperta di squame di pesce, e sarai l'inventore della Cover Avariat”. Ecco, credo che siamo di fronte al genio. A livello di Amici miei.
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