Chi dà e chi prende
È quasi un mese che io e Luisa ospitiamo Olha e suo figlio Denis, profughi ucraini. È ora di fare un primo bilancio
Questo articolo ha una doppia anima:
- una è quella del classico blog personale, in cui racconto ciò che è successo recentemente e che mi permette di essere un po' più esaustivo di quanto consentano i posto sui social
- l'altra è quella dell'approfondimento e della riflessione su ciò che è successo e della rilevanza che ha per me, per Luisa e per il nostro modo di stare al mondo.
Arrivato a questo punto, puoi legittimamente pensare: "Ekkissenefrega!". E passare ad altro.
Se invece pensi che leggere queste mie parole possa essere una sorta di respiro interiore, ne sono felice. Spero di non deluderti.
Piccole novità
Denis aveva bisogno di un cappello nuovo, così gliene abbiamo fatto scegliere uno.
Quello che ha scelto mi ha lasciato costernato.
Ha scelto un cappello in stile militare! Io avrei pensato che di soldati lui non ne avrebbe mai più voluto sentir parlare...
Invece era ben contento del suo cappello nuovo. Devo dire che non si è messo a giocare alla guerra e a sparare ai Russi, ma era semplicemente fiero di un cappello che gli stava bene.
Ma, a mio modesto e anziano parere, era molto più bella la maglietta che gli è stata dopo che si è iscritto ai corsi di Expression Dance Academy.
Expression Dance Academy è un'azienda di Gorgonzola che tiene corsi di vari tipi di ballo. Come recita il suo sito, è una società sportiva che ha l'obiettivo di trasmettere la passione per la danza e il ballo.
Mi piace citarla perché ha deciso di supportare i bambini ucraini che si sono rifugiati qui a causa della guerra, offrendo loro gratuitamente i corsi.
Ora, abbiamo appurato una cosa: Denis detesta fare i compiti (soprattutto la matematica lo fa piangere quasi più di qualunque accenno a Putin), ma ama muoversi e far funzionare il suo corpo.
È una trottola.
Paure di bambino
Fin qui, le belle notizie. Purtroppo, ce ne sono anche di brutte.
La prima è una conseguenza del forte vento dei giorni scorsi. Quando c'è vento così forte, la lamiera della rampa mobile che abbiamo sul retro vibra vigorosamente e provoca un rumore molto forte, al limite del frastuono.
Qualche giorno fa, quando Denis si è svegliato si è ritrovato senza la mamma (Olga era andata alla Caritas) e con questo rumore molto forte proprio accanto alla sua camera.
Lui si è come congelato. Non ha voluto fare colazione ed è rimasto a letto finché la mamma non è tornata. Abbiamo capito dopo che qualunque rumore forte lo terrorizza, perché lo riporta ai bombardamenti che ha subito.
Persino le sirene delle ambulanze lo spaventano, perché in lui assomigliano troppo alle sirene d'allarme che preannunciavano i bombardamenti.
Non è giusto.
E non è giusto neppure che una giornata di spensieratezza abbia un (per fortuna, limitato) retrogusto triste. Ieri, i volontari che sostengono i profughi ucraini hanno organizzato una gita a Milano, per far conoscere loro alcune delle cose migliori di Milano; tra queste mi piace citare il Duomo, il Castello Sforzesco e il risotto allo zafferano.
Fatto sta che durante la gita il gruppo si sia imbattuto in una manifestazione pro Ucraina. Quando i profughi hanno sentito suonare l'inno nazionale ucraino, adulti e bambini non hanno potuto trattenere le lacrime.
Io non riesco neppure a immaginare che cosa stiano passando queste persone.
Essere in una terra straniera, essere ospiti, non poter scegliere, non poter decidere. Certo, meglio che essere bombardati. Ma c'è da essere arrabbiati con il mondo.
Chi prende e chi dà
Voglio terminare questo articolo mettendo per iscritto pubblicamente ciò che vivo. Certo, io e Luisa stiamo facendo del bene. È vero.
Ma è altrettanto vero che stiamo ricevendo un mucchio di bene.
- Vedere Olga che, nonostante tutte le difficoltà, non perde il suo buon carattere, dolce e disponibile.
- Vedere Olga che è sempre mamma protettiva ed accogliente per Denis, e che fa di tutto per proteggerlo dalle cose più brutte di questo periodo.
- Vedere Denis che, nonostante qualunque accenno a suo papà, alla sua casa o a Putin lo riempia di tristezza, è sempre pronto a lasciare uscire il suo lato gioioso e a godere della vicinanza delle persone.
- Vedere che io e Luisa siamo circondati da una rete di volontari, con i quali ci supportiamo a vicenda.
- Vedere che grazie a tutto ciò abbiamo conosciuto alcune persone davvero splendide, con le quali contiamo di mantenere e di approfondire i rapporti anche dopo l'emergenza.
Tutte queste cose scaldano il cuore, per usare un'espressione vecchia e ormai desueta. Ma non è solo una questione termica: sono cose che danno la misura e il senso della nostra umanità. Perciò non solo è giusto sottolinearle, ma è anche doveroso impregnarsene, in modo che facciano parte della nostra natura.
Tutta questa vicenda sta rendendo me e Luisa persone migliori. Non per le cose che facciamo, ma per l'amore che impariamo.
Foto di gruppo
Voglio chiudere con una foto (quella che probabilmente pubblicherò su Instagram).
Qualunque motivo possiamo portare per giustificare una guerra, chiediamoci: fa loro del bene?
Il modo con cui ci prendiamo cura di tutti i bambini è il modo con cui ci prendiamo cura dell'umanità.
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