Diabolik commette un errore grave
Sapendo con quanta cura Astorina confeziona Diabolik, sono rimasto di sasso nel trovare un errore da matita blu proprio nella prima tavola. Peccato, perché la storia è bella
Di Diabolik mi ero già occupato nell'articolo Diabolik: nel covo del re del terrore, che avevo pubblicato nell'edizione precedente del mio sito e che ho ripubblicato in questa giusto per l'occasione.
Da allora, poco da segnalare:
- ho sempre acquistato sia la serie mensile inedita sia gli speciali
- e ho sempre trovato gradevoli le storie; alcune addirittura molto belle.
Parlo del numero appena uscito, Viale del tramonto, perché proprio la prima tavola presenta uno svarione che non mi spiego.
Ciò mi dà modo di scrivere la mia prima recensione di un numero di Diabolik, visto che la nuova versione del mio sito ha una categoria specifica per le recensioni dei fumetti (al momento monopolizzata da Samuel Stern).
Lo svarione
Inizio proprio dallo svarione, così mi levo il pensiero ed ho la testa sgombra per parlare del resto...
Guarda la vignetta che segue, che si trova a pagina 4.
Si tratta dell'immagine riflessa nello specchio, che offre al lettore il volto della donna, mentre dovrebbe riportare la nuca.
Temendo di aver costruito una teoria interessante ma sballata, ho chiesto a quella santa donna di mia moglie di aiutarmi a verificarla. E così, ecco il risultato.
Nota che mia moglie ha ruotato il capo meno di quanto faccia la protagonista del fumetto, ma anche così il volto nello specchio proprio non si vede.
A meno che il disegnatore non si sia concesso un'enorme licenza poetica (mappekké?), si tratta di un errore che proprio non si dovrebbe commettere, a mio parere.
Detto questo, possiamo passare ad altro.
La storia
La storia è, secondo me, davvero bella. Non tanto per la trama, che alla fin fine è il solito colpo di Diabolik, quanto per l'ambiente in cui si svolge: un pensionato per attori non più abbienti.
E, qui, l'ambiente umano che viene ritratto è ancora più originale. Non si può evitare di sentirsi immediatamente vicini a Olivia, Petunia, Rosa e Jason.
Con delicatezza, Martinelli, Pasini e Finocchiaro parlano dei cosiddetti anni d'argento, della gioventù che se n'è andata e delle opportunità che si è portata via, del desiderio di continuare ad apprezzare la vita nonostante tutto.
Temi troppo grandi per un Diabolik, ma affrontati con la coscienza del limite, perciò è stato evitato il rischio di pontificare pisciando fuori dal vaso (e scusa il francesismo).
Tutto ciò all'interno di una storia godibile (avvincente sarebbe straparlare), che si fa apprezzare per la linearità condita di piccole sorprese.
Tra queste piccole sorprese, ho apprezzato le ultime tre pagine, che chiudono un mistero minimo rimasto aperto. Nulla di particolare, ma il fatto che l'albo si chiuda riprendendo e chiudendo narrativamente un avvenimento che, in mezzo all'albo, era rimasto come a mezz'aria, mi fa dire che lo sceneggiatore ha buon gusto e professionalità.
Il commento di Ginko nell'ultima vignetta e la sua faccia attonita sono troppo divertenti.
I disegni
I disegni di Giordano e Santoro sono del tipo che piace a me: puliti ed ordinati.
Sono forse un po' troppo minimali per i miei gusti, perché io preferirei tavole un po' più ricche di particolari e di ambientazione. Ma, in ogni caso, nelle vignette c'è tutto ciò che ci deve essere.
Ciò che invece appare ai miei occhi come vero limite è una certa legnosità delle espressioni.
La copertina
Credo che della copertina di questo numero si parlerà a lungo...
Copertine di questo tipo dividono il lettore: o piacciono o vengono detestate. Io me ne sono innamorato.
Me ne sono innamorato a prima vista, perché mi sembra talmente fuori dalla prassi di Diabolik che mi ha accolto in edicola come una festa di compleanno a sorpresa.
Me ne sono innamorato dopo aver letto l'albo perché mi sono reso conto, al di là della tecnica con cui è realizzata, che suggerisce un'interpretazione di lettura che una copertina normale probabilmente non sarebbe mai riuscita a suggerire. Intendo dire che la trovata di Buffagni non è solo un mezzo per stupire (e già avrebbe un suo perché), ma è funzionale a comprendere la storia.
Davvero bravo.
La quarta di copertina
La quarta di copertina è invece da prendere e buttare. Che c'entra? Che mi significa? Chi è? Con tutte le protagoniste interessanti, proprio quella che fa da decorazione alla tappezzeria doveva essere scelta per la quarta?
Rivoglio indietro i soldi della quarta di copertina!
Aggiornamento del giorno dopo
Dopo aver pubblicato la recensione, l'ho segnalata a Licia Ferraresi di Astorina, che mi ha fatto la cortesia di rispondermi.
Gentile signor Romeo, che dire…? Non abbiamo scusanti! Oltretutto quell'episodio è stato controllato da almeno tre persone (me compresa)… Non possiamo che contare sulla clemenza dei nostri lettori e sperare che resti un caso isolato.
Grazie per l’attenzione che riserva al nostro personaggio e per la bellissima e puntuale recensione.
Grande Licia! La classe non è acqua...
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