Tex contro Samuel Stern

Non ti preoccupare: non è colpa del tuo giornalaio o della tua fumetteria. Tex contro Samuel Stern non è uno di quegli improbabili team-up che vanno di moda, ma una scusa per mettere a confronto due stili narrativi

Due uomini si sfidano a braccio di ferro

Devo dirti la verità: mi sono un po' stufato di fare le recensioni di Samuel Stern. Anche perché credo che oramai ho detto tutto quello che avevo da dire e perché di fare la presentazione critica di ogni nuovo numero non mi importa molto.

Tuttavia ho letto a distanza di pochi giorni sia il numero 26 di Samuel Stern, intitolato Il figliol prodigo, sia la lunga storia di Tex che si è snodata dal numero 732 al numero 735.

E mi sono reso conto che il confronto tra le due avventure, che più lontane tra loro non potrebbero essere, mi ha stuzzicato e mi ha fatto scoprire un po' meglio ciò che io stesso mi aspetto da una storia a fumetti.

E così, eccomi qua a raccontare cialtronescamente di Tex contro Samuel Stern.

Un bidone della spazzatura e la scritta "Questa immagine non è stata autorizzata"

A questo punto, io avevo costruito una falsa copertina in cui mischiavo i marchi e alcuni elementi delle copertine recenti di Tex e di Samuel Stern. L'idea era quella di giocare con la rinnovata moda del team-up per promuovere il mio confronto tra le storie di Tex e quelle di Samuel.

Poiché sapevo benissimo che una cosa del genere era tale da far sobbalzare l'ufficio Diritti sia di Sergio Bonelli Editore sia di Bugs Comics, ho chiesto a entrambi l'autorizzazione a pubblicare la falsa copertina, sulla quale avevo ben specificato che era un montaggio mio e che i diritti sui marchi e sui personaggi erano dei rispettivi editori.

Gianmarco Fumasoli di Bugs Comics (e uno dei creatori di Samuel Stern) ha visto la finta copertina, si è fatto una risata e mi ha detto: "Vai".

Giovanni Boninsegni, responsabile Stampa di Sergio Bonelli Editore mi ha risposto che l'immagine non è approvata e che non è possibile procedere.

Lasciami chiarire bene il mio pensiero: sono dispiaciutissimo di non poter pubblicare la mia falsa copertina, anche perché mi sono divertito molto a costruirla. Ma capisco la posizione di Sergio Bonelli Editore. Per me sono solo fumetti, ma per chi opera all'interno della casa editrice si tratta del suo lavoro e del suo sostentamento. Anch'io sarei gelosissimo se un perfetto sconosciuto si mettesse a giocare con ciò che ho creato io.

Fatto sta che al posto della finta copertina di Tex Willer contro Samuel Stern trovi un bidone della spazzatura. Così è la vita.

Ma ora andiamo avanti.

Tex: un'avventura nelle terre artiche

Scritta e sceneggiata da Mauro Boselli, la storia di Tex si svolge nell'arco di ben quattro albi, riportando per un attimo la collana alle consuetudini di un tempo lontano.

Tex lotta contro un indiano del nord Tex Willer e Jim Brandon all'erta, mentre canoe indiane si avvicinano Tex tra i ghiacci dell'artico. Nel cielo sembra comparire un veliero Tex e i comprimari tra le brume dell'artico. Un totem spaventoso emerge dalle nebbie

Una storia solida, sceneggiata con maestria e che il lettore quasi sessantenne che è in me conosceva bene. Fin troppo bene: mentre la leggevo, avrei potuto dire come si sarebbe sviluppata e come sarebbe andata a finire, almeno nelle linee generali.

Le storie di Tex da tempo non sono più un vulcano di originalità, ma rappresentano invece una sorta di usato sicuro. Il lettore appena un po' scafato sa benissimo come si sarebbero comportato i personaggi, che cosa sarebbe potuto succedere e che cosa no.

Da un certo punto di vista, tutto è prevedibilissimo. Anche se era la prima volta che la leggevo, la storia in quattro albi di Tex era minestra riscaldata.

Ma non è detto che questo sia necessariamente un male. Se devo essere onesto con me stesso (e con te che stai leggendo), devo ammettere che leggo certe storie proprio perché mi danno sicurezza. È lo stesso motivo per cui guardo certe serie TV di investigatori più o meno credibili: ho bisogno di staccare il cervello dalla realtà e credere che la verità verrà a galla, che il cattivo verrà punito, che gli eroi esistono e proteggono le brave persone e che il mondo ha un senso.

Da questo punto di vista, Tex e La signora in giallo (giusto per citarne una) sono parenti stretti.

Ma non è tutto qui.

Finora ho parlato con la voce del lettore quasi sessantenne che è in me. Ma accanto a lui c'era il lettore dodicenne che è in me, quello che leggeva Tex e Zagor per la prima volta.

Ecco, lui sarebbe diventato matto per una storia del genere (come in effetti lo era diventato per altre storie che non esito a definire epiche). C'è dentro di tutto: avventura, amicizia, lotta per la sopravvivenza, amore, conflitti razziali, mistero! Come potrebbe mai resistere un dodicenne che ancora non ha letto le migliaia di tavole che ha letto la sua controparte quasi sessantenne?

E così mi sono sorpreso a considerare che la differenza non la fa la storia, ma il lettore. Anzi, a ben considerare, il lettore con la sua esperienza e le sue aspettative.

E questo mi porta ad esplicitare una domanda che fino a oggi è rimasta sotto il livello di coscienza: quanti anni ha il lettore di Tex, oggi?

Un tempo, i fumetti erano roba da ragazzi. Poi i ragazzi scoprivano le ragazze e addio ai fumetti. Oggi mi sa che i fumetti li leggono soprattutto gli adulti. Mi piacerebbe avere un riscontro da Sergio Bonelli Editore, se ha dati certi.

Un'altra cosa. I disegni di Giovanni Bruzzo sembrano fatti apposta per amplificare la sensazione di solidità della collana. Sono disegni molto puliti, dove le vignette contengono l'essenziale e non molto altro. Lo schema delle tavole prevede quasi sempre sei vignette: talvolta cinque e raramente tre. Ma con uno schema sempre molto rigido. Tutto ciò penalizza un po' la creatività, ma rassicura il lettore che non vuole scherzi e che vuole trovare ciò che si aspetta di trovare.

Ma Mauro Boselli è uno scorpione. Ed è capace di colpi di coda micidiali. Cosicché l'ultima tavola riesce a mandare a monte in un colpo solo un finale consolatorio e tutti i miei discorsi sulla rassicurazione.

Mauro Boselli, non so se applaudirti sperticatamente o infilarti un dito in un occhio e tirarti il naso.

Samuel Stern 26: Il figliol prodigo

Il numero 26 di Samuel Stern è un episodio autoconclusivo, ma profondamente inserito nella continuità della collana: è legato in modo molto stretto a ciò che è successo prima e a ciò che succederà dopo. Questo è un concetto praticamente inesistente in Tex, i cui albi si possono quasi leggere nell'ordine che si vuole (vabbe' con qualche eccezione riguardante il ritorno di comprimari già incontrati in passato).

Un mostro è chinato sopra Samuel Stern, che quasi steso a terraClicca per ingrandire

E questo, l'ho già detto altre volte, è un problema per il lettore quasi sessantenne che è in me: faccio fatica a ricordare ciò che è successo prima e faccio fatica a cogliere i riferimenti all'interno delle storie. E ciò mi fa venire il nervoso.

Devo perciò leggere l'albo almeno due volte per venirne a capo. E ciò mi fa venire il nervoso.

Tuttavia, c'è anche qui il rovescio della medaglia: il lettore tirchissimo che è in me gode come un riccio nel leggere due albi (anche se due volte lo stesso albo) al prezzo di uno.

Ma lasciando da parte le questioni venali, devo dire che una storia, questa storia, di Samuel Stern è proprio l'opposto di una di Tex. Non so come si svilupperà. Non so chi vincerà (e non so che prezzo pagherà per la vittoria). Non so come evolveranno i rapporti tra i personaggi principali. Non so neppure se l'universo sarà sempre quello che sono abituato a conoscere.

Superato il momento di smarrimento iniziale, il lettore quasi sessantenne che è in me non può che apprezzare tutto ciò. Leggere Samuel Stern è come andare sulle montagne russe: ti tieni forte e speri che vada tutto bene, accettando il rischio di vomitare.

Questa considerazione è corroborata dai disegni. Quelli Pierantonio Bruno sono sbagliati. Che c'entra un tratto come il suo in una serie regolare? Eppure, sono adattissimi a Il figliol prodigo: infondono all'albo un che di fantastico e ne suggeriscono una chiave di lettura.

Anche se basata anch'essa sulle sei vignette per tavola, la scansione delle vignette è più varia e, soprattutto, le inquadrature sono molto più cinematografiche rispetto a quelle (classicamente teatrali) di Tex. Sapori contrastanti che danno gusto a tutto il piatto.

Tuttavia, il lettore dodicenne che è in me un albo come Il figliol prodigo non l'avrebbe mai letto. Temi troppo al di fuori della comprensione di un preadolescente e una rappresentazione grafica complessa rendono l'albo, secondo me, difficilmente apprezzabile dai più giovani.

Mi restano due dubbi.

Il primo è: qual è l'età del lettore di Samuel Stern? Bugs Comics ne sa qualcosa?

Il secondo dubbio è: ma che libreria è quella di Angus Derryleng, che ha le persiane che si aprono verso l'interno? O che ha le persiane come serramenti?

La tavola con le persiane che si aprono verso l'interno: sono nelle vignette 1 e 3Clicca per ingrandire

Ma chi è più forte? Tex o Samuel?

Hulk e la Cosa mi perdonino, ma non ho resistito alla tentazione di riproporre la domanda-tormentone della mia adolescenza imbottita di albi dei supereroi Corno.

Il fatto è che, oggi come allora, una domanda del genere non ha senso.

Non ha senso chiedersi se è più bella un'avventura di Tex o una di Samuel, perché tutto dipende dal lettore: da ciò che lui cerca e da ciò che lui è in grado di comprendere.

Sto dando per assodato che la storia sia narrata e disegnata bene, il che non è affatto scontato. Ma la professionalità di chi lavora in Bonelli o in Bugs è tale che ben difficilmente si possono vedere storie al di sotto della dignità.

L'avventura artica di Tex e la storia Il figliol prodigo di Samuel Stern mi hanno offerto entrambe un motivo valido per leggerle (quella di Samuel, anche per rileggerla) e godermele.

Non è poco.

 


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