Angelo Arlati
Alle 18.00 di sabato 21 agosto 2021, il papà di Luisa ha detto basta alla malattia. Ecco ciò che mi resta di lui
Angelo era un uomo di poche parole. Le malelingue (me compreso) dicevano che era perché le parole le usava tutte Lidia. Ma apprezzavo Angelo le rare volte che parlava, perché le sue parole non erano teorie o speculazioni, ma esperienza di vita.
Da quello che mi racconta Luisa, il suo rapporto con Angelo è stato spesso difficile. Due caratteri simili, in cui forse uno si rivedeva nell’altro e non sempre si sopportava.
La storia del rapporto tra Luisa ed Angelo è per me non un insegnamento, ma una testimonianza e una speranza. Perché l’ho visto cambiare. L’ho visto depurarsi via via delle scorie e delle incomprensioni. L’ho visto trasformarsi in complicità ed accoglienza.
Ho visto Luisa diventare capace di stare accanto a suo papà con accettazione e con affetto, non rivendicando più l’amore da bambina ma offrendo semplicemente il suo amore di figlia e di donna matura. E Angelo se n’è accorto. E si è lasciato amare.
Con gli occhi di mia moglie
La natura schiva di Angelo mi ha permesso di conoscerlo un po’ solo quando lui e Lidia sono venuti ad abitare da noi. La malattia di Angelo gli impediva già di camminare senza deambulatore, ma mi piaceva accompagnarlo al parco e fermarci al bar a prendere un caffè.
Angelo aveva bisogno di essere imboccato, ma per me era diventato quasi un rito l'offrirgli un cucchiaino alla volta, senza fretta. Concedendogli il suo tempo.
Se c’è qualcosa che sento di aver dato ad Angelo, forse è stata proprio questa attenzione a non forzarlo, a non tirarlo, a non spingerlo, a non gridargli continuamente che cosa fare: sia che si trattasse di bere un caffè sia che si trattasse di alzarsi per andare a tavola, quando già mettere una gamba avanti all’altra era diventato un problema.
Parlandone con Luisa, ripetevo che la malattia di Angelo aveva aggredito il corpo, non il cervello. E che era importante continuare a trattare Angelo come un adulto consapevole, non come un infante stupido.
Credo che Angelo apprezzasse questo. E l’ha apprezzato anche Luisa. Non solo: l’ha fatto proprio andando perfino oltre.
Come dicevo, ho visto progressivamente addolcirsi il modo di Luisa di stare accanto ad Angelo. Non solo prendendosi cura di lui, ma anche parlandogli come si parla a un papà cui si vuole bene, e senza nascondergli l’affetto per lui.
La pianta si giudica dai frutti
Luisa, Davide e Paola (suo fratello e sua sorella) sono stati sempre accanto ad Angelo. Ci sono stati insieme e in accordo. Sorridevo di tristezza quando Luisa mi raccontava che gli impiegati della banca o delle Poste dicevano che non gli capitava spesso di trovare fratelli che non litigassero per l’eredità.
Ma Luisa, Davide e Paola sono così: si rispettano, si fidano e sono solidali.
E un giorno, Luisa se ne esce con una considerazione: “Be’ se sono venuti su tre figli così, vuol dire che Angelo e Lidia non erano poi così male”.
Una foto ormai pubblica
Qualche mese fa ho scattato ad Angelo la foto che vedi qui sotto. Lui non amava questa foto, perché era la testimonianza della sua malattia.
Ciononostante, mi ha dato il permesso di renderla totalmente di dominio pubblico su Pixabay.
Ho scoperto che questa foto è stata scelta da un sito brasiliano per parlare di uno studio scientifico riguardante la correlazione tra la flora intestinale e le malattie neurodegenerative, con la speranza che ciò possa contribuire a protocolli efficaci per contrastare queste malattie.
Ecco, credo che questa sia la miglior foto di Angelo: una foto di speranza.
La poesia di Simone
Mio figlio Simone attualmente è in Sardegna per lavoro. Non potendo tornare, ha scritto una poesia per il nonno Angelo. La riporto qui.
Al nonno Angelo
Ricordo la montagna
La lagna
Di un bambino
che non voleva camminare
La correttezza
Perché nei giochi di carte non si poteva barare
Il carattere severo, duro,
Che mi spingeva ad essere maturo
Ad assaggiare
Il piacere di stare assieme
A scoprire
Accettazione in ogni schiva azione
E così calmare il cor che teme
Talvolta per uno sguardo circospetto
Per un sorriso, imperfetto
Da cercare
In un'espressione
Falsamente indifferente.
Oh nonno,
Come mostri affetto?
Com'è sempre stato difficile
Starti vicino
Riconoscere in quell'arcigna solitudine
Un fascino instintivo
E nel tuo lento decadere
Abbattere
La barriera tra di noi
Assistere ai tuoi bisogni
Descrivere i miei sentimenti
Dimostrarti amore.
Oh Angelo
Quando voli in un mondo migliore
Vai a trovare la tua donna in cielo
Dalle una carezza
Perché attraverso
La vostra vita
avete creato l'universo:
Noi siamo la famiglia costruita
La vostra giovinezza
La vostra opera perfetta
La gratitudine che ti aspetta.
Grazie nonno
Sono molto contento di averla pubblicata sul mio sito e di non averla dovuta leggere di fronte ad altri, perché non ci sarei mai riuscito senza scoppiare in lacrime.
C'è tutto Angelo e tutto Simone.
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