Il mio primo Diabolik
Raccolgo l'invito di Gianni Santoro sul gruppo di Facebook DIABOLIK – Il mondo di DIABOLIK a postare la foto del primo Diabolik letto. Non ho la foto, ma ho un amarcord che forse può interessarti
Era il 1962 e Diabolik faceva la sua apparizione nelle edicole.
Io non lo sapevo, perché sono nato nel 1963.
L’incontro con Diabolik
Non mi ricordo qual è stato il primo numero di Diabolik che ho letto… Nei miei ricordi è impresso unicamente il mio primo incontro con l’Uomo Ragno (allora Spiderman era solo per gli albi americani): il numero 17, Lo Scorpione. L’ho trovato dal barbiere e alla fine non volevo più staccarmene: il barbiere me l’ha dovuto regalare pur di togliersi dai piedi quel ragazzino di 7 o 8 anni che stava facendo una scenata.
Tornando a Re del terrore, ricordo invece lo spirito con cui lessi il mio primo Diabolik. Sì, perché Diabolik era un fumetto nero, sconveniente, spesso proibito. E io ero un bravo bambino: non esisteva che leggessi certe cose. E perciò, chi lo diceva a don Pino che stavo leggendo delle porcate? Senso di colpa a mille, per quel bambino della bassa Brianza.
Comunque, non fu amore a prima vista: probabilmente ero troppo piccolo per comprendere il contenuto dirompente di Diabolik.
Così, a mano a mano che passavano gli anni, ogni tanto mi capitava di leggere qualche numero, ma sempre per caso e sempre senza una vera partecipazione.
La passione si scatena. E si spegne...
Poi, a un certo punto, mi appassionai. Soprattutto, mi piacevano le trovate tecnologiche che permettevano all’inafferrabile criminale di sbeffeggiare sempre il malcapitato Ginko.
Ma ciò che mi aveva appassionato, alla lunga fu ciò che provocò la crisi di rigetto. A un certo punto, le storie erano tutte uguali:
- Diabolik ed Eva progettano un colpo
- sul più bello vengono scoperti e inizia l’inseguimento
- quando i due stanno per essere presi, usano un trucco tecnologico sempre più fantasioso e assurdo per garantirsi la fuga.
Eccheppale!
Così salutai Diabolik e passai ad altro.
Poi seppi che Diabolik passò da settimanale a mensile: questo mi confermò che il pubblico si stava stufando. Per me, Diabolik era come se non esistesse.
Un inaspettato ritorno di fiamma
Quando il terzo millennio era iniziato già da qualche anno, mi capitò più volte di tornare a leggere Diabolik, rimanendo sorpreso dal grande cambiamento (era impossibile non accorgersene) che era avvenuto nelle storie.
Quelle che prima erano storie ripetitive e senz’anima, ora erano originali e senza un canovaccio fisso. Soprattutto tutta la pubblicazione dava l’impressione di essere curatissima, quando un tempo mi sembrava che fosse invece un po’ tirata via.
Così, tornai ad apprezzare Diabolik. Con il numero 8 del 2009 (il 750esimo numero!), non solo ricominciai a comperarlo regolarmente, ma anche a conservarlo nella mia biblioteca. E, con la serie inedita, gli Speciali e la Collezione storica a colori di Repubblica. Fino ai recenti Magnum.
Quando nel 2014 mi trovai a pensare a un regalo di compleanno per mio nipote (che, a mia insaputa era divenuto un lettore voracissimo di Diabolik), mi venne perciò spontaneo chiedere sfacciatamente ad Astorina di aiutarmi a fargli un regalo davvero speciale: l’ho raccontato nell’articolo Diabolik: nel covo del re del terrore. Ancora oggi, ringrazio le persone della redazione per la squisita cortesia che hanno usato verso un completo sconosciuto che li importunava durante il loro lavoro.
Un’ultima cosa
Di fumetti ne leggo tanti, anche se un po’ meno di un tempo. I fumetti per me più preziosi (sto parlando di serie, non di opere autoconclusive) sono quelle che hanno ai miei occhi una caratteristica importante: posso rileggerli all’infinito.
Ecco l’elenco dei miei preferiti (in ordine strettamente alfabetico)
- Asterix
- Diabolik
- Ken Parker
- I Paperi di Don Rosa
- Lucky Luke
- Tex.
Questi sono quelli che porterei su un’isola deserta.
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