Lidia Cavalli Muzzi in Arlati
Venerdì 30 ottobre 2020 era iniziato da pochi minuti. Lidia ha pensato che fosse il momento di salutare tutti. Ecco come la ricordo io
Ho conosciuto Lidia nel 1986. La prima impressione che ho avuto fu che fosse una persona buona.
Quest'impressione mi è rimasta fino all'ultimo e non è mai venuta meno.
Certo, c'erano di lei alcuni atteggiamenti che mi facevano saltare la mosca al naso (e che suocera sarebbe stata, se no?)...
In alcune cose era proprio invasiva: aveva da dire, da spiegare e da ragionare su tutto, a raffica. E non aveva ancora capito che l'unico che aveva il diritto di dire, di spiegare e di ragionare su tutto sono io.
E mi faceva arrabbiare quando facevo le domande ad Angelo e mi rispondeva lei per lui. E le chiedevo:
«Lidia, ma perché quando faccio le domande ad Angelo mi rispondi tu?»
«Perché lo so!», mi rispondeva serafica.
Un'estate, eravamo a fare un barbecue a La Thuile ed era venuta fuori la questione che lei parlava troppo, che parlava sempre.
«Ma come si fa a stare zitti?», chiedeva.
Allora io le ho chiesto: «Lidia, secondo te quali sono le doti di una persona che sa dialogare bene?»
Lei ci pensa un picosecondo e poi mi risponde:
«Saper ascoltare»
Al che, io la guardo fissa.
«Tu mi fai confondere», ribatte.
Ecco, questa era Lidia. Una persona la cui lingua a volte funzionava prima del cervello. Ma molto, molto, molto dopo del cuore: il cuore arrivava sempre primo.
La pianta e i suoi frutti
Come so che era una persona buona, a parte la prima impressione (e tutte le cose buone che ha fatto per me e per Luisa)?
Quando ce n'è stato bisogno, i suoi figli si sono stretti intorno e hanno operato in accordo, sostenendosi l'un l'altro. Lidia è stata capace, come ha saputo e come ha potuto, di tirare su una famiglia sana.
E vedo come Luisa si è ritrovata con la sua mamma durante gli ultimi mesi di malattia, da quando Lidia e Angelo sono venuti a stare da noi. Lidia ha fatto una cosa grande: ha accettato consciamente di lasciarsi aiutare e di essere dipendente da altri. E Luisa ha accettato questo compito come un dono, pur con tutta la fatica, la sofferenza e il dolore di questo mondo.
La frase che in questi mesi Luisa mi ha detto più spesso è stata:
«Io sono molto fortunata».
Durante la malattia di Lidia io mi sono detto che dovevo lasciare che Luisa si occupasse di Lidia e che invece io dovevo occuparmi di Luisa, sostenendola in questi momenti.
Ho cercato di farlo meglio che ho potuto.
Ho avuto in cambio una Luisa migliore. L'ultimo dono di Lidia.
Le testimonianze
Ci sono altri frutti qui in giro. Alcuni hanno forma di lettere.
La prima è quella che Angelo ha scritto a Lidia "in tempi non sospetti": Angelo e Lidia si erano infatti scambiati una lettera di commiato. Quella che ha scritto Lidia non è stata ancora ritrovata. Quella che ha scritto Angelo la riporto qui. È stata letta durante il funerale ed ha spaccato il cuore a tutti.
Clicca per leggere la lettera di Angelo a Lidia
Poi ci sono le lettere dei nipoti. Alcuni di loro hanno voluto descrivere per iscritto il pezzo di Lidia che stava nel loro cuore. Riporto qui (con il loro consenso e in ordine di anzianità) quelle su cui sono riuscito a mettere le mani.




La presenza
All'ultimo saluto a Lidia c'erano non solo i parenti ma anche persone insospettabili, che hanno voluto ricordarla per la sua carica d'umanità.
A ognuno di coloro che sono intervenuti al funerale va il mio ringraziamento e quello di Angelo, di Luisa, di Davide e di Paola.
Signore delle cime
Lidia amava le montagne. E amava le canzoni.
In particolare, amava Signore delle cime, che è stata cantata al suo funerale.
Grazie a YouTube (e, soprattutto, a coloro che l'hanno cantata e condivisa), posso incorporarla qui, insieme al ricordo di Lidia.
Clicca per ascoltare la canzone. La foto è scattata a Colico nel 1984
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