Samuel Stern 10: L'altro inferno
Fare la recensione del numero 10 di Samuel Stern, L'altro inferno, non è semplice, perché occorre un metro di giudizio doppio
Questa volta è difficile.
Non perché non sappia che cosa dire, di questo numero 10 di Samuel Stern. O perché lo ritenga spazzatura. O perché, peggio, non ci sia nulla da dire.
È difficile perché mi sento diviso in due, preda di due sensazioni contrastanti che mi tirano una di qua e l'altra di là.
Nel tentativo di chiarirmi le idee, parto dalle piccole cose.
Il video di presentazione
Non è ancora una tradizione, ma quasi: contemporaneamente alla recensione vera e propria realizzo un video di presentazione del nuovo numero.
Gli appunti dal Derryleng
Con questo numero, la rubrica Appunti dal Derryleng è scritta con il carattere Courier (quello delle vecchie macchine da scrivere) anziché con il font pressoché illeggibile usato fino al numero scorso.
E, in effetti, il disegno che accompagna la rubrica non vede più il buon Angus impugnare una penna d'oca ma battere sui tasti di una moderna (nel millennio scorso) macchina da scrivere.
Questa formidabile innovazione è probabilmente dovuta a un sondaggio su Facebook; grazie ad essa, sono questa volta riuscito a leggere tutta la rubrica, fino in fondo.
Riporto qui un passo degli Appunti che mi ha particolarmente colpito.
E mi si è confermata la mia ipotesi che da tempo accarezzavo: sono troppo stupido per capire che cosa voglia dire quel geniaccio ultraletterato di Angus Derryleng. Mi chiedo però di che si faccia e chi sia il suo pusher.
Ma forse la mia è solo invidia... Il più grande dilemma esistenziale che io abbia mai affrontato è legato allo scopo della mia vita: mangiare, donna, dormire. In ordine variabile.
Perciò, per quel che mi riguarda, gli Appunti dal Derryleng continuano ad essere una pagina da saltare a piè pari.
I disegni di Annapaola Martello
Decima esordiente su Samuel Stern in dieci numeri, Annapaola Martello ha un tratto molto ruvido e spesso (persino i bordi delle vignette sono spesse il doppio o il triplo del normale), che non mi fa impazzire ma che, stranamente, non mi disturba.
Nell'albo sono disseminati alcuni effetti wow che si fanno apprezzare. In particolare, ne ho apprezzati due. E poi, c'è una cosa che mi ha fatto morire dal ridere...
L'effetto finestra
Tutte le volte che mostra la scena che si svolge in una stanza, vista però dall'esterno della finestra, Annapaola Martello applica un leggero effetto trasparenza a ciò che si vede oltre il vetro, lavorando probabilmente sulla luminosità. Sto ipotizzando che tale effetto sia ottenuto in postproduzione, lavorando al computer.
Non è niente di che, ma testimonia un'attenzione e un gusto per certi particolari che potrebbero essere tranquillamente ignorati. Brava!
L'effetto libro
Hai presente quando stai girando per una città sconosciuta, e vedi palazzi anonimi e palazzi anonimi e palazzi anonimi? Poi, a un tratto, giri l'angolo e ti si para davanti un inaspettato monumento o una grande piazza o magari un giardino. E rimani lì, incantato e inebetito, a godere di tutto quel colpo d'occhio che ti entra dagli occhi.
Ecco, la tavola che trovi riprodotta qui sotto ha assolto un po' questo compito. Benché funzionale alla narrazione, costringe a prendersi una pausa dalla lettura sequenziale del fumetto e a godere del piacere inaspettato.
Anche in questo caso, nulla di trascendentale, ma è bello trovare di queste sorprese.
Nasi avvinazzati
Annapaola Martello ha un modo di disegnare i volti molto particolare. Nello specifico, per disegnare il naso e dargli profondità usa un tratteggio tutto suo, che però secondo me provoca un effetto da naso di avvinazzato.
Lo so: sono al limite del delirio... Quando mi sono reso conto che non si trattava di un eccesso di vino, non ne potevo più dal ridere!
I testi di Massimiliano Filadoro
Qui incomincia la parte davvero difficile...
Il fatto è che questo L'altro inferno inizia come un racconto horror, finisce come un racconto horror e in mezzo c'è horror.
E qual è il problema? È scritto male?
No, è quasi perfetto. Ci sono due piccole stonature, al mio orecchio, ma di queste parlo dopo.
Il racconto è ben strutturato, ben bilanciato, ben raccontato. È sempre avvincente e con la giusta dose di sorprese.
Ma per me il problema è che L'altro inferno è un racconto d'horror. Puro horror. Con tutte le paranoie e le seghe mentali di un horror intellettuale. E questo non mi va tanto bene...
Quando ho recensito per la prima volta Samuel Stern (l'articolo è Samuel Stern: un nuovo incubo che parla di persone), ho scritto:
Il numero 1 mi ha colpito perché parla di mostri. Ma ne parla in un mondo di persone, non di personaggi. Quello che intendo dire è che la dimensione normale, quella della vita vera, è ben rappresentata e non si strizza l'occhio al protagonista superfigo.
Ora, in L'altro inferno ci sono solo personaggi. È un mondo di incubi senza persone, senza vita vera, senza naturalezza. Mi sembra un (ottimo) esercizio di stile, ma che non raggiunge l'anima.
Devo precisare, per non provocare fraintendimenti: non raggiunge la mia anima. Magari a tutti gli altri lettori di questo inferno e dell'altro il numero 10 piace proprio per i motivi che a me fanno storcere il naso.
Fatto sta che non mi piace.
Non mi piace!
NON MI PIACE!
E ancora di più mi fa arrabbiare perché è davvero impossibile non accorgersi di quanta cura sia stata messa per confezionare quest'albo: è davvero un albo pensato con attenzione.
La mia passione fumettistica è nata con i "supereroi con superproblemi", dove la dimensione umana aveva un'importanza pari a quella meramente avventurosa. E mi sa che l'imprinting è rimasto...
Dell'horror senza persone non me ne faccio nulla. Meglio mangiare un gelato.
Conclusa la mia sfuriata, mi resta da parlare delle due stonature.
Stonature
La prima stonatura l'ho avvertita proprio all'inizio della storia: ma perché mai Samuel Stern molla baracca e burattini e va alla ricerca del libro? Non c'è alcuna ragione sensata!
A meno che non siamo già in clima horror, e allora il richiamo del libro fa parte della trama. Tecnicamente ci sta ed è coerente con lo spirito del racconto. Ma per me (mangiare, donna, dormire... Ricordi?) è inconcepibile.
La seconda stonatura non te la dico subito, perché sarebbe uno spoiler. Perciò ti invito a leggere il fumetto e di tornare qui quando avrai la tua idea.
Se hai già letto l'albo o non ti importa nulla dello spoiler, clicca il pulsante.
A chi piace?
Agli appassionati del genere horror, L'altro inferno piacerà da matti. Se ami il genere, non posso che consigliartelo caldamente.
Oltretutto sono roso dall'invidia verso gli autori, che sono capaci di confezionare prodotti così curati.
Ma se devo considerare ciò che piace davvero a me, no: non è il mio genere.
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