Elelift: un disservizio offensivo

Che cosa provo di fronte a un disservizio clamoroso? Rabbia? Certo! Ma oltre la rabbia c’è di più. E tutto per una piattaforma elevatrice da regolare

Pagina del sito Elelift sormontata dalla scritta "Disservizio"

Non riesco a crederci. Davvero, non riesco a credere che mi sarei mai trovato a scrivere una cosa del genere. Più dell’arrabbiatura, c’è il dolore. Il senso di incomprensibile ingiustizia.

La piattaforma elevatrice per Angelo e Lidia

Alla fine dell’anno scorso, Angelo e Lidia (i genitori di mia moglie Luisa) si sono trasferiti da Milano a Gorgonzola. Sono venuti a stare nella nostra villetta, perché sono anziani e molto malati e non possono più stare da soli.

Per loro abbiamo preparato la mansarda, che ha un ingresso indipendente. Purtroppo, Angelo non era in grado di fare le scale, così abbiamo fatto installare una piattaforma elevatrice. Abbiamo affidato i lavori a Elelift S.r.l., perché si è presentata davvero molto bene: ci ha mostrato prospetti chiari e ci ha seguiti da vicino con le pratiche burocratiche da portare in Comune. Inoltre, le persone con cui abbiamo parlato sono state cortesi e alla mano.

Complice il lockdown, lavori sono terminati solo all’inizio dell’estate (non ricordo esattamente).

All’inizio di agosto, mi rendo conto che c’è bisogno di aggiustare qualcosa: c’è troppo spazio tra la rampa di accesso e la piattaforma, perciò le ruote della carrozzina si incastrano e mia suocera non riesce spingerla. Inoltre, c’è da regolare la salita (a volte la piattaforma sobbalza molto) e la discesa (a volte fa un botto tremendo quando atterra).

Mi viene detto che le ferie incombono e che si sarebbero fatti vivi a fine agosto.

OK.

L’inizio della presa in giro

Poiché a fine agosto non li sento, a settembre li chiamo io. Mi dicono che mi chiameranno per concordare il giorno d’uscita.

Silenzio.

Li richiamo. Mi dicono che verranno il giorno tale. Bene!

Il giorno tale arriva. E passa. Non sento nessuno.

Dopo qualche giorno, richiamo.

Mi fissano un altro giorno.

L’altro giorno arriva. E passa. Non sento nessuno.

Così per quattro appuntamenti.

Quattro giorni concordati.

Quattro giorni arrivati.

Quattro giorni passati.

Senza mai sentire nessuno. Neppure una telefonata di scuse.

Considerazioni

Io capisco che un’azienda possa essere impegnatissima.

Capisco anche che si possa prendere un appuntamento e poi non riuscire a rispettarlo, soprattutto se l’azienda lavora con le emergenze.

Ma quattro volte?

Com’è possibile?

L’ultima volta che ho parlato al telefono ho chiesto se fossi stato io a fare qualcosa di sbagliato… Mi hanno detto di no.

Ma soprattutto, mi sconcerta il fatto che gli appuntamenti vengano disattesi sotto silenzio. Io e mia moglie stiamo in casa per riceverli, e questi se ne fregano.

Davvero, ciò è inaccettabile.

Sentimenti

Come dicevo all’inizio, al di là della rabbia (non dico ciò che augurerei alle tue emorroidi!) c’è il dolore profondo di una fiducia tradita.

Nel frattempo, Lidia è morta. Possiamo aspettare che muoia anche Angelo, così non ci sarà bisogno di sistemare la piattaforma elevatrice.

Aggiornamento

Dopo mezz’ora dalla pubblicazione del mio articolo e del rilancio su Facebook, mi chiama Ennio Mattia, il titolare di Elelift.

Mi dice che sarebbe venuto nel pomeriggio a fare il lavoro.

Bene.

«Però», penso, «guarda te se bisogna arrivare a scrivere un articolo su Internet per essere rispettati»…

Come diceva il divo (che però citava, Pio XI), “Pensare male è peccato ma ci si indovina”. Tuttavia stavolta sembra che io abbia sprecato un malopensiero, perché pare proprio che Ennio Mattia non sapesse nulla del mio articolo sul blog né del mio post su Facebook.

Tanto è vero che mi ha richiamato mezz’ora più tardi, quando l’ufficio l’ha informato delle pubblicazioni, molto sorpreso e dispiaciuto. Ne avremmo parlato nel pomeriggio, quando sarebbe venuto da me.

I lavori

Ieri pomeriggio Elelift ha sistemato tutte le cose che c’erano da sistemare. Non solo: ha apportato anche una modifica importante, installandomi una nuova colonnina con il comando di riporto a terra della piattaforma, mettendola in una posizione più comoda rispetto all’originale.

Questo tipo di attenzione e la disponibilità a migliorare la qualità dell’installazione non è di oggi: è stato un atteggiamento che ha contraddistinto il lavoro di Elelift anche durante l’installazione di tutta la piattaforma elevatrice.

Riguardo agli appuntamenti ripetutamente disattesi, Ennio Mattia mi ha spiegato che da quest’estate si è trovato in una situazione di crisi continua: bastava che uno dei dipendenti avesse qualche linea di febbre, che improvvisamente doveva stare a casa in isolamento fino a tampone negativo, e così anche i colleghi che erano entrati in contatto con lui senza mascherina (cosa che, purtroppo, in ambienti di lavoro frenetici può succedere).

E questa emergenza è diventata la condizione normale...

La mia impressione

Non ho motivo di dubitare della spiega di Ennio Mattia, anche perché ho sempre di lui l’impressione di una persona sincera e alla mano.

Sono convinto che il vero problema sia stata la comunicazione, che in questo caso è stata del tutto inadatta. Perché anche la mancanza di comunicazione è per sé stessa comunicazione: comunica distanza e disinteresse.

A mio parere sarebbe stato molto meglio ammettere con i clienti le difficoltà del momento e sollecitare la loro collaborazione. Chi avrebbe potuto dire di no o arrabbiarsi?

Alla fin fine, abbiamo chiarito le nostre posizioni e i lavori sono stati fatti con soddisfazione.

Il caso è chiuso.

PS: Elelift ha anche lasciato un commento: lo trovi a fondo pagina.

 


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